Cammino, passo svelto, tra le sale di un museo. In questo periodo alcune sale espositive sono allestite con le opere di un grande pittore di fama mondiale dalla biografia drammaticamente romantica. Duecento opere in tutto. La grande mostra espone i lavori più famosi di questo pittore, quelli che si possono trovare anche stampati su decine di cartoline, magliette, borse e tanto altro ancora. C’è una piccola sezione della mostra che fa vedere come nella storia della pittura, nei quattrocento anni precedenti, altri pittori possono essere collegati, per temi e modi di fare, all’artista protagonista. Duecento opere son tante da vedere e la fretta è necessaria. L’occhio e lo sguardo non può perdere un attimo: fissarsi pochi secondi sul quadro, leggere titolo, anno, tecnica e qualche didascalia e poi via, verso un’altra pittura. Durata della visita: 2 ore. Uscito dalla mostra, oltre che molto stanco, non mi ricordo niente e penso che alla fine, tutto questo guardare, tutti quei colori e forme siano servite solo a farmi sprecare i soldi del biglietto. Alla fine è come aver ascoltato un intero album musicale skippando continuamente le canzoni prima di lasciarle finire. Risultato? La musica non mi è piaciuta e dei testi non ho capito nulla. Mi vien da pensare che con mostre-minestrone del genere non si voglia proporre l’arte per accrescere culturalmente una società ma solo per farle spendere soldi.
Ma allora l’arte a cosa serve? Con l’atteggiamento disinteressato e poco attento appena descritto, di sicuro l’arte può essere inserita tranquillamente nel grande manuale dei passatempi. Una di quelle cose che si fa e si osserva tanto perché non si ha meglio da fare. Invece può valer veramente la pena osservare l’arte sotto un altro sguardo, tagliare di netto con la questione del passatempo e pensare ad un suo valore che porta verso la crescita e il benessere intimo e personale. Non è una cosa di certo automatica ma non penso si debba essere “studiati” per poter osservar l’arte nel secondo modo descritto. Ci aiuta il fatto che costantemente ne siamo circondati: non pensiamo solo ai quadri poiché sono solo una piccola percentuale di quello che può essere inserito nel grande vaso dell’arte. L’arte è dietro ogni angolo delle nostre strane vite. L’arte può essere il tutto. Non tutto, ma il tutto. Se osservata con disponibilità può diventare quella veste che indossiamo. Come vestiamo le nostre emozioni e i nostri modi di fare, i nostri sorrisi e i nostri pianti, situazioni e relazioni. Possiamo cercarci e trovarci in alcuni quadri di una mostra o nelle vie delle nostre città, pensare a come siamo stati in una determinata occasione o come dovremmo affrontarne un’altra. Leggendo liberamente quello che abbiamo di fronte abbiamo la chiave per la connessione con il mondo e con noi stessi. Ripeto, non è una cosa automatica e facile, ma vale la pena provarci, vale la pena vestirsi ed uscire.
Testo di Francesco Serenthà
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