La creatività, mediante arte e musica, è in grado di trovare numerose strade e vie alternative per ricordare e rielaborare i vissuti personali. Un prodotto artistico può sigillare gli eventi passati assemblandoli in maniera diversa, dando loro un aspetto rinnovato, reinterpretando ed esorcizzando gli aspetti scomodi, aiutando a superarli, oppure esaltando i ricordi piacevoli e attribuendo loro una forma visiva stabile e duratura.
È il 4 ottobre quando l’Associazione Croma fa il suo ritorno pubblico alla Sagra Madonna del Pilastrello 2020. I mesi passati hanno costretto tutti a fare a meno della vita di sempre, della quotidianità alla quale eravamo abituati, a rinunciare a vedere colleghi e affetti stabili. Abbiamo vissuto una situazione di emergenza assoluta che ha portato il governo a compiere scelte restrittive volte a salvaguardare la salute pubblica. Il nostro paese d’altronde è stato tra gli stati più colpiti dalla pandemia fin dall’inizio. Non sono stati mesi semplici per nessuno. Non è stato facile restare isolati in casa, né chiudere le scuole, gli uffici e le aziende, mentre tutto intorno a noi alcuni amici e parenti ci salutavano per sempre. Ciascuno ha perso qualcuno; ognuno ha perso qualcosa. Però, finalmente, la vita è rifiorita. L’emergenza non è conclusa, ma, finalmente, possiamo tornare per le strade.
Tutti noi di Croma siamo tornati con la voglia di fare festa e di lanciare un messaggio positivo, di lasciare un segno, laddove la storia recente ha lasciato il segno. È arrivato il momento di riportare la musica e i colori nelle piazze della nostra città. Noi abbiamo scelto di farlo e di sfruttare il potenziale delle arti per scatenare una nuova “influenza”, un contagio positivo, invitando tutti a riflettere su ciò che è stato e sulla nostra situazione presente, facendolo però in maniera leggera e più “spensierata”.
Nonostante il meteo potesse limitare la partecipazione, numerosi passanti hanno avuto modo di osservare una cartina dell’Italia, slanciata, evidente e colorata, tuttavia diversa, apparentemente colpita da tanti aculei. Avvicinandosi per guardare meglio, è stato possibile notare che quelle spine erano stuzzicadenti. Essi avevano il compito di fissare al pannello sottostante i frammenti regolari che componevano l’opera, agevolando la presa e la fruizione. In tutta sicurezza, limitando il contatto con le superfici nel rispetto delle norme in vigore, a ciascun visitatore era chiesto di sfilare uno stecco e di appropriarsi di un pezzo della nostra penisola. È un gesto simbolico: scegli una terra che ti sta a cuore, magari proprio quel pezzettino in cui ritrovi il tuo paese natio, o il luogo delle vacanze, le tue origini, le tue radici. Prendilo, portalo con te e abbine cura. Nel farlo, l’opera si scompone, si svuota e al contempo si realizza. La frammentazione della cartina dell’Italia, l’asportazione di centimetri di terra, fa affiorare una superficie diversa, argentea. Compare qualcosa di enigmatico che non comprendo ma che in parte riconosco. Mano a mano che le regioni scompaiono, portate via dalle mani dei passanti, in strada compare uno specchio. Non riflette perfettamente, la superficie non è omogenea, è segnata e persino butterata, eppure lo riconosco… eppure mi riconosco: sono io, ma appaio diverso, frammentato, scomposto, non sempre nitido, eppure presente in tutta la mia persona. Identità personali che non si smarriscono, che si ritrovano. Identità nazionali che si riscoprono. Forse ciò che abbiamo perso, con il giusto sguardo, con un minimo di attenzione, può consentirci di ritrovare noi stessi. Siamo riflessi di noi stessi, riflessi che portano a riflettere. Abbiamo perso o abbiamo conservato? Abbiamo smontato o abbiamo ritrovato?
Abbiamo scoperto cose nuove e ne abbiamo ripescate altre che da molto tempo ormai ci accompagnano ma che sono sempre passate inosservate per abitudine. In fondo è questione di prospettiva: si tratta di aprire occhi e orecchie e di fare attenzione. È questo che ci insegna la tela sonora, un’opera che suona solo se interpellata, un insieme ordinato di QR code che chiedono di essere guardati per poter essere esplorati e finalmente uditi. Codici visivi che, in maniera innovativa, danno voce al mondo degli strumenti musicali. Lo stesso ci dice Riflessione take-away, l’opera materica sopracitata: sono sempre stata qui, sono sempre stato qui; non soffermarti troppo, però guardami! Prendimi con te, scomponimi, per ritrovare te stesso. Guarda bene e fai attenzione, sono sempre stato io. Forse ora siamo diversi, ma ci siamo, ed è questo che conta.
Tra materia e tecnologia, tra novità e cose di sempre, Croma è tornata con l’intento di riportare ancora una volta musica e colori nelle strade. Ci siamo cercati e ci siamo ritrovati. Noi ci siamo…e voi?
Testo di Stefano Sorgente
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