Il suono del campanello anticipa il rumore metallico delle chiavi: la porta si apre dall’interno. È sempre lui che per primo mi accoglie.
N: Ciao, benvenuto! Prego entra.
i: Ciao, grazie! Come stai?
N: Bene…guarda, vieni qui al tavolo a vedere, ho fatto un nuovo lavoro.
i: Sì, dai sono curioso! È sempre bello venire a trovarti, c’è sempre qualcosa di nuovo che fai.
N: Ecco…
i: Fantastico, mi piace molto! In questo quadro non hai dipinto un soggetto…ne hai dipinti molti di più. Sembra rappresenti montagne poi in realtà ti sorprende e appare il mare. A tratti si vedono delle nuvole, o forse sono le alte chiome degli alberi. Ehi anche quello è nuovo, che bello!
N: Ah sì…anche quello…ma non mi piace. Sai, ci sono molti lavori che non hai ancora visto. Tutti i giorni io continuo a dipingere e a produrre cose nuove. Le penso e, con la calma che contraddistingue il buon fare, le metto in pratica. E tu? Sta continuando a lavorare?
i: Sì, appena posso. Sai in questo periodo riesco a lavorare molto su me stesso, come del resto penso faccia anche tu. Disegni, sculture ma soprattutto fotografie. Ma più produco più non so deve mettere queste cose! Tu come fai?
N: Eh…questo è un bel mistero….
i: Anche perché tu non dipingi soltanto…fai di tutto: scrivi rime simpatiche e divertenti che ci si chiede ogni volta come fai a trovarne di nuove; Usi il das in mille modi: per piccole sculture, per personaggi, per giochi; Disegni e fai vignette satiriche; Pieghi la carta e la trasformi in farfalle da appendere. Infatti qua sembra quasi di vivere all’aperto, anche se l’ambiente è piccolo; scrivi favole e storie. Appena si entra in casa tua si vedono quadri appesi in ogni dove, e un uccellino mi ha confidato che ogni tanto ne cade qualcuno. In più oltre ai dipinti appesi penso di aver visto una cassa piena di cornici vuote da poter riutilizzare. Ma dimmi, è vero che hai anche una cartelletta piena di disegni e dipinti dove hai utilizzato i fogli sia sul davanti che sul retro?
N: Eh…è vero. Sai è facile innamorarsi delle cose che si fanno ma è anche facile poi ripensarle migliori. E quindi riutilizzo ciò che posso. Alla fine…perché deve esistere un retro? …che cosa stupida!
i: Ogni ripiano di questa casa ha su qualcosa creato dalle tue mani e incredibilmente son tutte cose diverse tra loro…ma come fai?
N: Eh…l’importante è sperimentare e trovare sempre nuove soluzioni senza aver paura di sbagliare. Del resto in questo mondo l’errore non ha molto senso…credo. Riesco a gioire delle cose che faccio…non sempre forse…diciamo la maggior parte delle volte. Qui sono libero di sbagliare e ripensare.
i: Come ti senti mentre lo fai?
N: Bene…
i: …e se facessimo una mostra con i tuoi lavori?
N: Forse ho un po’ paura…e poi non penso di averne bisogno. Però vediamo…non si sa mai…
Questo è quello che immagino sia stato detto le volte in cui ci siamo incontrati, un dialogo tra le menti mai esplicitato a parole. Frasi che aleggiano nell’aria e che non so se Nino davvero avrebbe detto. O forse sono solo le parole che mi sarebbe piaciuto sentirgli dire. Restano ora pensate come su un copione per un attore. Anche perché lui non parlava molto dei suoi lavori. Tuttavia gesti, azioni, sguardi e sorrisi talvolta raccontano più delle parole. In questi sette anni, da quando l’ho conosciuto, ho potuto toccare con mano e vedere con i miei occhi non solo che l’arte non è fatta unicamente di prodotti finiti, ma anche di molti ripensamenti, di gesti e azioni che compongono le giornate, di pensieri che predispongono le basi per ciò che poi realizziamo. Ho potuto anche osservare ciò che sta prima dell’arte e che non è detto che ci debba arrivare: è quella voglia matta (espressa con una tranquillità fuori dal comune) di giocare con le cose che il mondo ci concede. Questa voglia e la sua messa in pratica è il motore che quotidianamente ci può donare benessere, che passa anche dalle frustrazioni, ma che alla fine ci fa stare meglio. È in questo passaggio che è custodita la terapeutica del fare creativo. Un modo di fare disinteressato e lontano dal maledetto palcoscenico che chiamiamo ARTE. Non importa poiché questo modo di fare conserva il nucleo della purezza, forte e cosciente di se stessa. La purezza e la felicità nell’azione di chi non vuole ottenere altro che l’intima soddisfazione del proprio lavoro. Una mia cara prof del liceo ripeteva sempre che è la bellezza che salverà il mondo. Forse sembra non sia sufficiente perché alla base deve esserci la purezza.
N: Ciao!
i: Ciao, a presto!
Testo di Francesco Serenthà