Come una vicenda che si protrae per generazioni, Il dialogo tra arte e musica riecheggia ancora oggi dopo millenni di storia. Dalla scultura al cinema, tra Fantasia e sinestesia, passando per Melotti e Sciola, ogni esperienza creativa ci ha condotto fin qui.
Un suono di triangoli avvia l’azione grafica di alcuni bambini. Si ferma la musica, si interrompe la pratica. Si accende il suono delle maracas e riparte il rituale, ancora e ancora, strumento dopo strumento, da un gruppo di studenti all’altro. È un percorso di crescita tra suono e colore: Io, l’altro, tutti. È l’opera di Croma nelle scuole. In Italia, altrove, qualcos’altro già si muove.
È il 2017 e il MART, negli spazi della Galleria Civica di Trento, inaugura To be played at maximum volume, la mostra personale di Jacopo Mazzonelli, una dimensione tra arte e musica, che prende il nome da una canzone di David Bowie. Figlio d’arte di uno dei fondatori del gruppo Astrazione Oggettiva, Mazzonelli si forma come pianista prima di sconfinare nelle arti visive, anche lui in cerca di una sinestesia in grado di legare suono e materia in maniera sempre più efficace. I primi contatti tra mondi espressivi avviene quando quest’ultimo ha la possibilità di musicare lavori cinematografici dei primi decenni del Novecento: Mazzonelli si approccia ai Rotorilievi di Duchamp e a Un chien andalou del cinema surrealista di Buῆuel, donando loro una nuova veste tramite sonorità innovative, uso dell’elettronica e mediante il timbro particolare del theremin. Ha inizio una svolta che spinge il musicista a produrre le prime opere di arte visiva. L’artista inizia a confrontarsi in maniera del tutto nuova con gli strumenti musicali, destrutturandoli, trasformandoli e ricomponendoli. Focalizzato sul “gesto musicale”, sull’azione e non sul suono prodotto, i neonati strumenti ammutoliscono e divengono opere visive. Tacitamente parlano in maniera immediatamente più diretta e comprensibile ai musicisti che li osservano. Ne sono esempio gli archetti di violino che compongono Arcata: temperati come matite, sono riordinati sequenzialmente in base alla lunghezza ottenuta per ripercorrere la vita di ciascun bastoncino, evidenziando i possibili punti di contatto con le corde dello strumento con il quale abitualmente interagiscono. Nella forma di un ovale invece, Etude riunisce una serie di martelletti del pianoforte con l’intento di fissare il gesto della percussione. L’azione indagata da Mazzonelli d’altronde non può che confrontarsi con il ritmo nel divenire del tempo. Il suono ricompare con la nascita di ABCDEFG, una serie di pianoforti a un tasto, successione delle sette note della scala diatonica, che lavorano sulla doppia natura di opera d’arte e di strumento musicale. Dalle rispettive possibilità nasce l’esecuzione di un brano recante il medesimo titolo. La ricerca dell’autore, infine, spazia dall’installazione alla videoarte, nella quale ritorna persino la danza delle mani del medesimo Stokowski che, anni prima, insieme a Walt Disney, aveva contribuito a realizzare l’ambizioso progetto audiovisivo di Fantasia.
La sinestesia è oggetto di enorme interesse, origine di ricerche in ogni parte del globo. Il fascino che si nasconde nel tentativo di individuare un raccordo tra musica e arte visiva è un canto dolce di sirene che echeggia nel tempo, ora come allora. Per quanto mozzafiato tuttavia, la strada è impervia, la via è stretta e sdrucciolevole poiché, sebbene il dialogo tra suono, materia e colore si ripeta fin dagli albori della civiltà, i confini non sono netti né tantomeno evidenti; la precisa equivalenza tra mezzi espressivi forse è addirittura un’illusione. L’incastro, inseguito forzatamente a tutti i costi, può essere innaturale e controproducente. La via però rimane aperta, bendisposta ad essere percorsa. Fortunatamente, continuare a indagare la materia non costa nulla.
Eccoci allora negli spazi espositivi del MAC di Lissone. Da un’esperienza espositiva all’altra, dall’installazione alla performance laboratoriale. È il settembre del 2018. L’esecuzione dei musicisti di Croma e dell’Associazione Musicale “Andante” è appena terminata e, con essa, il lavoro di stampa affidato a bambini e operatori. È nato uno spartito di forme semplici e codificate, un’opera d’arte evidente e in divenire: Di-Segni di Musica. La direttrice d’orchestra è pronta, l’immagine supporta: i piccoli partecipanti, ordinatamente, leggendo, iniziano a suonare.
Testo di Stefano Sorgente