Prosegue da Frastuono: il rumore della rabbia
I partecipanti sono in posizione, ciascuno con una precisa identità, ognuno con un ruolo specifico; inizialmente silente e in attesa, uno strumento alla volta, col suo timbro squillante, suona la gioia, fissandola nella memoria. Ritmi spontanei, corpi che cantano. Tutto sembra semplicemente separato e decontestualizzato. Le onde si propagano e travolgono, vibrano, toccano e coinvolgono: una dopo l’altra, sempre più mani generano una musica d’insieme che dipinge un’atmosfera di festa, contesto ideale per avviare il rituale. Ciascuno raccoglie i propri cocci e, arrivato il proprio turno, li riunisce saldamente al centro, mentre la musica prosegue. Il puzzle si ricompone ed il quadro appare finalmente chiaro e completo. Uno dopo l’altro i suoni echeggiano ancora insieme, contagiano e si sommano, sempre più completi e per questo ancora più vividi, mentre l’oro nelle fenditure del mosaico congiunge i frammenti di ciò che era rotto.
Nello spazio di un singolo incontro, il laboratorio pone il gruppo di fronte alle proprie emozioni in maniera efficace, ma può anche inserirsi all’interno di un percorso, del quale questa esperienza diventa tappa intermedia.
(Rivolto a ragazzi e ragazze delle scuole secondarie di I e II grado)
Segue Immersione: navigare la tristezza
Ideato insieme a Erica Elia (logopedista e musicoterapeuta).
Testo di Stefano Sorgente